La preghiera-meditazione-contemplazione, del mistero della Visita di Maria S.S. a S. Elisabetta, illustrata da quanto la penna di Dio Maria Valtorta scrisse mentre "vedeva" e "udiva".

Stanno abbracciate un attimo e poi Elisabetta si stacca con un: «Ah!» misto di dolore e di gioia, e si porta le
mani sul ventre ingrossato.
China il viso impallidendo e arrossendo alternativamente.
Maria e il servo stendono le mani per sostenerla, perchè ella vacilla come si sentisse male.
Ma Elisabetta, dopo esser stata un minuto come raccolta in sè, alza un volto talmente radioso che pare
ringiovanito, guarda Maria sorridendo con venerazione come vedesse un angelo, e poi si inchina in un
profondo saluto dicendo:
«Benedetta tu fra tutte le donne!
Benedetto il Frutto del tuo seno!
Come ho meritato che venga a me, tua serva, la Madre del mio Signore?
Ecco, al suono
della tua voce il bambino m'è balzato in seno come per giubilo e quando t'ho abbracciata lo Spirito del
Signore mi ha detto altissima verità al cuore.
Te beata, perchè hai creduto che a Dio fosse possibile anche ciò che non appare possibile ad umana mente!
Te benedetta, che per la tua fede farai compiere le cose a te predette dal Signore e predette ai Profeti per questo tempo!
Te benedetta, per la Salute che generi alla stirpe di Giacobbe!
Te benedetta, per aver portato la Santità al figlio mio che, lo sento, balza, come capretto festante, di giubilo nel mio seno, perchè si sente liberato dal peso della colpa, chiamato ad esser colui che precede, santificato prima della Redenzione dal Santo che cresce in te!».
Padre Nostro
10 Ave Maria
Gloria
Fiat!!!
3° Mistero della Gioia-
Fiat!!! - La Nascita di Gesù Bambino nella grotta di Betlemme
La preghiera-meditazione-contemplazione, del mistero della Nascita di Gesù Bambino nella grotta di Betlemme, illustrata da quanto la penna di Dio Maria Valtorta scrisse mentre "vedeva" e "udiva".
[dice Maria]
Io, Maria, ho redento la donna con la mia Maternità divina.
Ma non fu che l'inizio della redenzione della donna, questo.
Negandomi ad ogni umano sponsale col voto di verginità, avevo respinto ogni soddisfazione concupiscente meritando grazia da Dio.
Ma non bastava ancora.
Perché il peccato d'Eva era albero di quattro rami:
superbia,
avarizia,
golosità,
lussuria.
E tutti e quattro andavano stroncati prima di sterilire l'albero dalle radici.
Umiliandomi sino al profondo, ho vinto la superbia.
Mi sono umiliata davanti a tutti.
Non parlo della mia umiltà verso Dio.
Questa è dovuta all'Altissimo da ogni creatura.
L'ebbe il suo Verbo.
La dovevo avere io, donna.
Ma hai mai riflettuto quali umiliazioni dovetti subire, e senza difendermi in nessuna maniera, da parte degli uomini?
Anche Giuseppe, che era giusto, mi aveva accusata nel suo cuore.
Gli altri, che giusti non erano, avevano peccato di mormorazione verso il mio stato, e il rumore delle loro parole era venuto come onda amara a frangersi contro la mia umanità .
E furon le prime delle infinite umiliazioni che la mia vita di Madre di Gesù e del genere umano mi procurarono.
Umiliazioni di povertà,
umiliazioni di profuga,
umiliazioni per rimproveri di parenti e amici che, non sapendo la verità, giudicavano debole il mio modo d'esser madre verso il mio Gesù fatto giovane uomo,
umiliazioni nei tre anni del suo ministero,
umiliazioni crudeli nell'ora del Calvario,
umiliazioni fin nel dover riconoscere che non avevo di che comperare luogo e aromi per la sepoltura del Figlio mio.
Ho vinto l'avarizia dei Progenitori rinunciando in anticipo di tempo alla mia Creatura.
Una madre non rinuncia mai che forzatamente alla sua creatura.
La chiedano al suo cuore la patria, l'amore di una sposa, o Dio stesso, ella recalcitra alla separazione.
È naturale.
Il figlio ci cresce in seno e non è mai reciso completamente il legame che tiene la sua persona congiunta alla nostra.
Se anche è spezzato il canale del vitale ombelico, resta sempre un nervo che parte dal cuore della madre, un nervo spirituale e più vivo e sensibile di un nervo fisico, il quale si innesta nel cuore del figlio.
E si sente stirare sino allo spasimo se l'amore di Dio o di una creatura, o le esigenze della patria, allontanano il figlio dalla madre.
E si spezza lacerando il cuore se la morte strappa un figlio ad una madre.
Ed io ho rinunciato, dal momento che l'ho avuto, al Figlio mio.
A Dio l'ho dato.
A voi l'ho dato.
Io, del Frutto del mio seno, me ne sono spogliata per riparare al furto di Eva del frutto di Dio.
Ho vinto la golosità, e del sapere e del godere, accettando di sapere unicamente ciò che Dio voleva sapessi, senza chiedere a me o a Lui più di quanto mi fosse detto.
Ho creduto senza investigare.
Ho vinto la golosità del godere, perchè mi sono negata ogni sapore di senso.
La mia carne l'ho messa sotto ai piedi.
La carne, strumento di satana, l'ho confinata con satana sotto al mio calcagno per farmene scalino per avvicinarmi al Cielo.
Il Cielo! La mia meta.
Là dove era Dio.
L’unica mia fame.
Fame che non è gola ma necessità benedetta da Dio, il quale vuole che appetiamo di Lui.
Ho vinto la lussuria, la quale è la golosità portata all'ingordigia.
Perchè ogni vizio non frenato conduce ad un vizio più grande.
E la golosità di Eva, già riprovevole, la condusse alla lussuria.
Non le bastò più il darsi soddisfazione da sola.
Volle spingere il suo delitto ad una raffinata intensità, e conobbe e si fece maestra di
lussuria al compagno.
Io ho capovolto i termini e, in luogo di scendere, sono sempre salita.
In luogo di far scendere, ho sempre attirato in alto, e del mio compagno, un onesto, ho fatto un angelo.
Ora che possedevo Iddio e con Lui le sue ricchezze infinite, mi sono affrettata a spogliarmene dicendo:
"Ecco, sia fatta per Lui e da Lui la tua volontà".
Casto è colui che ha ritenutezza non solo di carne, ma anche di affetti e di pensieri.
Io dovevo esser la Casta per annullare l'Impudica della carne, del cuore e della mente.
E non uscii dal mio ritegno dicendo neppure del mio Figlio, unicamente mio sulla terra come era unicamente
di Dio in Cielo: " Questo è mio e lo voglio ".
Eppure non bastava ancora per ottenere alla donna la pace perduta da Eva.
Quella ve la ottenni ai piedi della Croce.
Nel veder morire Quello che tu hai visto nascere.
Nel sentirmi strappare le viscere al grido della mia Creatura che moriva, sono rimasta vuota di ogni femminismo: non più carne ma angelo.
Maria, la Vergine sposata allo Spirito, morì in quel momento.
Rimase la Madre della Grazia, quella che vi ha dal suo tormento generata la Grazia e ve l'ha data.
La femmina che avevo riconsacrata donna la notte del Natale, ai piedi della Croce acquistò i mezzi di divenire creatura dei Cieli.
Questo ho fatto io per voi, negandomi ogni soddisfazione anche santa.
Di voi, ridotte da Eva femmine non superiori alle compagne degli animali, ho fatto, sol che lo vogliate, le sante di Dio.
Sono ascesa per voi.
Come feci con Giuseppe, vi ho portate più in alto.
La roccia del Calvario è il mio monte degli Ulivi.
Da lì presi il balzo per portare ai Cieli l'anima risantificata della donna insieme alla mia carne, glorificata per aver portato il Verbo di Dio e annullato in me anche l'ultima traccia di Eva, l'ultima radice di quell'albero dai quattro venefici rami e dalla radice confitta nel senso, che aveva trascinato alla caduta l'umanità e che fino alla fine dei secoli e all'ultima donna vi morderà le viscere.
Da là, dove ora splendo nel raggio dell'Amore, io vi chiamo e vi indico la Medicina per vincere voi stesse: la Grazia del mio Signore e il Sangue del Figlio mio.
Padre Nostro
10 Ave Maria
Gloria
Fiat!!!
4° Mistero della Gioia-
Fiat!!! - La Presentazione di Gesù al Tempio
La preghiera-meditazione-contemplazione, del mistero della Presentazione di Gesù al Tempio, illustrata da quanto la penna di Dio Maria Valtorta scrisse mentre "vedeva" e "udiva".

Maria offre il Bambino - che si è svegliato e gira i suoi occhietti innocenti intorno con lo sguardo stupito degli infanti di pochi giorni - al sacerdote.
Questo lo prende sulle braccia e lo solleva a braccia tese, volto verso il Tempio, stando contro a quella specie di altare che sta su quei gradini.
Il rito è compiuto.
Il Bambino viene restituito alla Mamma e il sacerdote se ne va.
Vi è della gente che guarda curiosa.
Fra questa si fa largo un vecchietto curvo e arrancante, che si appoggia ad un bastone.
Deve essere molto vecchio, direi certo oltre gli ottant'anni.
Egli si accosta a Maria e le chiede di dargli per un attimo il Piccino.
Maria lo accontenta sorridendo.
Simeone, lo prende, lo bacia.
Gesù gli sorride con la smorfietta incerta dei poppanti.
Maria e Giuseppe sorridono, e anche i presenti, che lodano la bellezza del Piccino.
Sento le parole del santo vecchio e vedo lo sguardo stupito di Giuseppe, quello commosso di Maria, e anche quelli della piccola folla, in parte stupita e commossa e in parte, alle parole del vecchio, presa da ilarità.
Il sorriso di Maria si spegne in un più vivo pallore quando Simeone le annuncia il dolore.
Per quanto Ella sappia, questa parola le trafigge lo spirito.
Si avvicina di più a Giuseppe, Maria, per confortarsi, si stringe con passione il suo Bambino al seno e beve, come anima assetata, le parole di Anna, la quale, donna come è, ha pietà del suo soffrire e le promette che l'Eterno le addolcirà di una forza soprannaturale l'ora del dolore.
«Donna, a Chi ha dato il Salvatore al suo popolo non mancherà il potere di dare il suo angelo a confortare il Tuo pianto.
Non è mai mancato l'aiuto del Signore alle grandi donne d'Israele, e Tu sei ben più di Giuditta e di Giaele.
Il nostro Dio ti darà cuore di oro purissimo per resistere al mare di dolore, per cui sarai la più grande Donna della creazione, la Madre.
E Tu, Bambino, ricordati di me nell'ora della tua missione».
Padre Nostro
10 Ave Maria
Gloria
Fiat!!!
5° Mistero della Gioia-
Fiat!!! - Il ritrovamento del fanciullo Gesù fra i dottori del Tempio
La preghiera-meditazione-contemplazione, del mistero del Ritrovamento del fanciullo Gesù fra i dottori del Tempio, illustrata da quanto la penna di Dio Luisa Piccarreta scrisse mentre "vedeva" e "udiva".

Dal folto del gruppo dei fedeli esce una fresca voce di fanciullo:
«Gamaliele ha ragione».
Movimento della folla e del gruppo dottorale.
Si cerca l'interruttore.
Ma non occorre cercarlo.
Non si nasconde.
Si fa largo da sè e si accosta al gruppo dei "rabbi".
Riconosco il mio Gesù adolescente.
È sicuro e franco, con due sfavillanti occhi pieni di intelligenza.
«Chi sei?» gli chiedono.
«Un figlio di Israele venuto a compiere ciò che la Legge ordina».
La risposta ardita e sicura piace e ottiene sorrisi di approvazione e benevolenza.
Ci si interessa del piccolo israelita.
«Come ti chiami?».
«Gesù di Nazareth».
La benevolenza si smorza nel gruppo di Sciammai.
Ma Gamaliele, più benigno, prosegue il dialogo insieme ad Hillel.
Anzi è proprio Gamaliele che con deferenza dice al vecchio:
«Chiedi al fanciullo qualcosa».
Su cosa fondi la tua sicurezza?» chiede Hillel.
Gesù:
«Sulla profezia che non può errare nell'epoca e sui segni che l'hanno accompagnata quando fu il tempo del suo avverarsi.
È vero che Cesare ci domina.
Ma il mondo era tanto in pace e la Palestina tanto in calma quando si compirono le settanta settimane, che fu possibile a Cesare ordinare il censimento nei suoi domini.
Non lo avrebbe potuto se la guerra fosse stata nell'Impero e le sommosse in Palestina.
Come era compito quel tempo, così si sta compiendo l'altro delle sessantadue più una dal compimento del Tempio, perchè il Messia sia unto e si avveri il seguito della profezia per il popolo che non lo volle.
Potete avere dubbi?
Non ricordate che la stella fu vista dai Savi d'Oriente e che andò a posarsi proprio sul cielo di Betlemme di Giuda e che le profezie e le visioni, da Giacobbe in poi, indicano quel luogo come il destinato ad accogliere la nascita del Messia, figlio del figlio del figlio di Giacobbe, attraverso Davide che era di Betlemme?
Non ricordate Balaam?
"Una stella nascerà da Giacobbe ".
I Savi d'Oriente, che la purezza e la fede rendevano occhi e orecchi aperti, hanno visto la stella e compreso il suo nome: "Messia ", e sono venuti ad adorare la Luce scesa nel mondo».
Padre Nostro
10 Ave Maria
Gloria